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Aree di Intervento

I DSA (Learning Disabilities) sono un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e uso di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica.

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Questi disordini sono intrinseci all’individuo, si ipotizza connessi a disfunzioni del sistema nervoso centrale. (National Joint Committeeon Learning Disabilities, 1988).

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DISLESSIA

deficit di correttezza e rapidità di lettura; la lettura cioè è “lenta” e “imprecisa”, a causa della mancata automizzazione funzionale della lettura decifrativa.

 

DISGRAFIA

consiste nella difficoltà a riprodurre correttamente sia le lettere sia i numeri;  è un disturbo del ritmo neuromotorio della scrittura. 

Si tratta quindi di una difficoltà nella messa in opera del grafema da un punto di vista prettamente motorio di realizzazione del gesto grafico.

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DISORTOGRAFIA

disturbo specifico della scrittura che non rispetta regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto non imputabile alla mancanza di esperienza o a deficit motori o sensoriali.

Sintetizzando si tratta dunque ad una difficoltà nella transcodifica a livello ortografico.

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DISCALCULIA

è un disturbo caratterizzato da  ridotte capacità nell’apprendimento numerico e del calcolo  in rapporto alla classe frequentata. Le difficoltà comprendono errori di calcolo, lentezza nelle operazioni scritte o a mente, difficoltà nel manipolare le quantità numeriche (no automatismo del calcolo).

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NEL CASO DEI DSA SI FA RIFERIMENTO ALLA LEGGE 170/2010

prevede tra i diritti l’attuazione degli strumenti compensativi e delle misure dispensative e la stesura di un Piano Didattico Personalizzato (Linee Guida allegate al D.M.5669 del 12 luglio 2011). Tale piano è redatto dalla scuola e firmato dal dirigente, dagli insegnanti e dalla famiglia.

 

Per i DSA sono previste misure didattiche, quali personalizzazione del piano di studi, strumenti compensativi e misure dispensative, valutazione ad hoc, ma non è previsto l’insegnante di sostegno.

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Oltre alla legge 170, valgono anche il decreto D.M.5669 del 12 luglio 2011 con le allegate Linee guida, sia tutta la normativa sui BES (Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 e successive circolari).

ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, conosciuto in Italia con il nome di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.

Si tratta di un disturbo neurobiologico ad esordio infantile, caratterizzato da persistenti livelli di inattenzione, impulsività e iperattività, che sono inadeguati rispetto all’età del soggetto.

I bambini ADHD hanno una difficoltà specifica nell’organizzazione e nella gestione dei compiti complessi.

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Sono compromesse 3 aree:

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-        Attenzione

Nei bambini con ADHD è compromessa l’Attenzione Prolungata. Tale difficoltà si manifesta non solo in compiti noiosi e ripetitivi, ma anche durante attività ludiche, ad esempio attraverso un continuo interrompersi per cominciare nuovi giochi (Douglas e Peters ,1979).
Secondo Barkely (1997) i bambini con ADHD si differenziano dai bambini non ADHD in compiti in cui è richiesta l’autoregolazione dell’attenzione sostenuta, in cui cioè non c’è un aiuto per il bambino., mentre nei compiti in cui l’attenzione è guidata i bambini con ADHD non manifestano i medesimi problemi.

Le problematica attentive sono dunque meramente una conseguenza di uno scarso controllo delle interferenze.

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-        Iperattività

Essa si manifesta attraverso un livello eccessivo di attività motoria e/o vocale (Cornoldi et al. 2001): eccessivo ed inadeguato movimento, come muovere le gambe, lanciare oggetti o spostarsi da una posizione all’altra della stanza. Molto spesso i movimenti di tutte le parti del corpo (gambe, braccia e tronco) non sono armonicamente diretti al raggiungimento di uno scopo.

Diversi studi hanno mostrato una maggiore attività dei bambini con ADHD in qualsiasi momento della giornata e persino durante il sonno, in particolare nelle ore scolastiche.
 

-        Impulsività

L’impulsività consiste in un’incapacità di inibire i comportamenti e una difficoltà nel dilazionare la gratificazione (Barkley, 1998). I bambini con ADHD agiscono senza riflettere, non rispettano i turni di parola o di gioco, così tendono a preferire compiti o giochi in cui si ottiene una ricompensa immediata, rispetto ad altri più lunghi che però darebbero una ricompensa migliore.  (Sonuga-Barke, 1992; Sonuga-Barke, 1996). Per gli stessi motivi, anche le emozioni vengono espresse in maniera immediata, violenta, non filtrata, apparendo insensibili e con conseguenti problemi relazionali.

 

L’ADHD è una patologia dell’età evolutiva, che però persiste per tutta la vita, anche in età adulta.

Durante la preadolescenza e l’adolescenza, l’iperattività tende a diminuire in termini di intensità, ma è probabile che aumentino le difficoltà organizzative e attentive.

 

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È un metodo che mira a sviluppare le funzioni cognitive spente delle persone, con o senza difficoltà, stimolando la creazione di nuove capacità di pensiero.

E’ una proposta che può essere fatta in qualsiasi condizione e a qualsiasi età!

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Il Metodo è inoltre specifico per favorire lo sviluppo delle funzioni cognitive di ragazzi con DSA, forme di ritardo mentale o culturalmente deprivata, stimolando la creazione di nuove capacità di pensiero. 

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Il Metodo Feuerstein si basa sul concetto della "Modificabilità Cognitiva Strutturale" (M.C.S.)

gli esseri umani sono modificabili, cioè vengono modificati da ogni intervento affettivo-educativo da parte di altri esseri umani (mediatori).

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Il Prof. Reuven Feuerstein nasce in Romania nel 1921. Durante la II Guerra Mondiale viene internato in un campo di concentramento da cui fugge raggiungendo Israele. Qui si occupa dei bambini che avevano vissuto l’esperienza dei campi di concentramento ed erano arrivati in Israele con traumi psicologici e difficoltà di apprendimento.

Nel 1992 fonda a Gerusalemme l'ICELP - International Center for Enhancement of Learning Potential (Centro per lo Sviluppo del Potenziale di Apprendimento), oggi nominato Feuerstein Institute.

 

Idee di fondo:

 

1. Tutti gli esseri umani sono modificabili. 
Tutti noi, nessuno escluso, fino alla fine della nostra vita possiamo cambiare migliorare il funzionamento del nostro cervello.

 

2. Questa particolare persona/bambino è modificabile. 
Anche il vostro bambino, pur con tutte le sue difficoltà, può diventare "più intelligente" se aiutato.

3. Io posso modificarlo. 
Cioè io genitore, insieme con gli specialisti, posso e devo aiutarlo a modificarsi, senza stancarmi mai.

4. Io stesso sono modificabile. 
Io per primo potrò cambiare le mie abitudini, il mio modo di pensare; nell'aiutare lui aiuterò me stesso e mi migliorerò continuamente.

5. L'ambiente è modificabile. 
Tante volte sentiamo che le nostre esigenze e/o quelle dei nostri figli, a partire dalla scuola, non  vengono rispettate; in realtà anche l'ambiente esterno si può modificare ed è più facile farlo se si è in tanti insieme.

L’espressione “Bisogni Educativi Speciali” (BES) è apparsa in Italia con la Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica“.

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Occorre sottolineare che non esiste la “diagnosi di BES” ma necessità di Bisogni Educativi Speciali a scuola.

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La Direttiva stessa ne precisa succintamente il significato: “L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”.

L’utilizzo dell’acronimo BES indica quindi un vasto gruppo di alunni per cui il piano didattico va personalizzato:

“Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale”

(punto 1, Dir. M. 27/12/2012)


Possiamo trovarci di fronte a tre diverse situazioni:


a) Alunni con certificazione di disabilità, questa fa riferimento alla leg. 104/92 (art.3), per cui è richiesta la compilazione del PEI.


b) Alunni con diagnosi di disturbi evolutivi:
– Se hanno diagnosi di DSA, facciamo riferimento alla Leg. 170/10 e DM 5669 12/7/2012 e a scuola occorre elaborare un PDP.
– Se hanno diagnosi di ADHD, Disturbi del Linguaggio, Disturbi della coordinazione motoria o non-verbali allora la scuola è in grado di decidere in maniera autonoma, “se” utilizzare, o meno, lo strumento del PDP, indicando le motivazioni della scelta.

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c) Alunni con svantaggio socioeconomico, linguistico e culturle: “Tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (come ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche” (Area dello svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale, CM MIUR n° 8-561 del 6/3/2013). Anche qui la stesura del PDP non è obbligatoria per la scuola, poichè possono avere natura temporanea: sono previsto interventi verificati nel tempo così da attuarli solo fin quando serve. 
 

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